Nel 1979 il
fumettista americano Will Eisner iniziò, grazie alla pubblicazione
della sua opera magna “Contratto con Dio”, due rivoluzioni totali
che avrebbero cambiato per sempre il mondo del fumetto: di una magari
ne parliamo un’altra volta, l’altra invece è importante per
giustificare la risposta alla mia prossima domanda.
Può un’opera in
cui dei tizi super forti si menano essere uno dei migliori fumetti
degli ultimi anni?
Diavolo sì.
Diavolo sì.
“The Legacy Of
Luther Strode” è il terzo ed ultimo volume della trilogia di
Luther Strode, scritta a partire dal 2011 da Justin Jordan, disegnata
da Tradd Moore e colorata da Felipe Sobreiro.
È, come detto, essenzialmente una serie nella quale gente super forte si prende a cinquine in faccia, perde litri di sangue e compie diversi stragi, e dove le varie scazzottate sono legate insieme da una trama a tratti banale: quello che la serie mette in chiaro fin dal primo numero è il trionfo assoluto del “come” sul “cosa”.
La regia delle tavole, che il soggetto sia una notte d’amore o un inseguimento in autostrada, è incredibilmente focalizzata, così attenta e precisa nel sottolineare le singole azioni dei personaggi e i rapporti causa-effetto che le legano, da far paura. È un flusso continuo di sguardi, inseguimenti, schivate, colpi e tanto, tanto sangue: il rosso (che insieme al bianco ed al giallo ha un ruolo narrativo predominante all’interno dell’opera) dipinge i corpi dei lottatori mano a mano che gli scontri vanno avanti, “healt bar” discreta ma efficacissima nell’aggiungere ulteriore effetto e peso all’azione.
È un flusso anche l’evoluzione artistica di Tradd Moore fra il primo e il terzo volume di questa serie: dal tratto spigoloso dei primi numeri si passa a momenti come questo:
È, come detto, essenzialmente una serie nella quale gente super forte si prende a cinquine in faccia, perde litri di sangue e compie diversi stragi, e dove le varie scazzottate sono legate insieme da una trama a tratti banale: quello che la serie mette in chiaro fin dal primo numero è il trionfo assoluto del “come” sul “cosa”.
La regia delle tavole, che il soggetto sia una notte d’amore o un inseguimento in autostrada, è incredibilmente focalizzata, così attenta e precisa nel sottolineare le singole azioni dei personaggi e i rapporti causa-effetto che le legano, da far paura. È un flusso continuo di sguardi, inseguimenti, schivate, colpi e tanto, tanto sangue: il rosso (che insieme al bianco ed al giallo ha un ruolo narrativo predominante all’interno dell’opera) dipinge i corpi dei lottatori mano a mano che gli scontri vanno avanti, “healt bar” discreta ma efficacissima nell’aggiungere ulteriore effetto e peso all’azione.
È un flusso anche l’evoluzione artistica di Tradd Moore fra il primo e il terzo volume di questa serie: dal tratto spigoloso dei primi numeri si passa a momenti come questo:
nei quali ogni linea conta, ogni linea dà risalto a
quanto scritto da Justin Jordan. La trama, minimalista, è e resta
solo un pretesto per fare fumetto nella sua forma più incontaminata
e pura.
E torniamo alla premessa.
In “Contratto con Dio” Eisner si spese tanto per creare un’opera che fosse solo e soltanto fumetto, sfruttandone il linguaggio nella sua totalità ed irriproducibilità: fumetto che vuole essere fumetto senza inseguire altri media percepiti come più “alti” o “maturi”.
“The Legacy Of Luther Strode” fa la stessa cosa, la fa benissimo ed è per questo una lettura obbligata.
E torniamo alla premessa.
In “Contratto con Dio” Eisner si spese tanto per creare un’opera che fosse solo e soltanto fumetto, sfruttandone il linguaggio nella sua totalità ed irriproducibilità: fumetto che vuole essere fumetto senza inseguire altri media percepiti come più “alti” o “maturi”.
“The Legacy Of Luther Strode” fa la stessa cosa, la fa benissimo ed è per questo una lettura obbligata.


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